UNA VITICOLTURA MODERNA E SOSTENIBILE

Difendere un pilastro della produzione agricola europea e nazionale, soddisfare le crescenti necessità di mercato, rispondere a problematiche ambientali non più rimandabili.

Green Grapes è un progetto dimostrativo finanziato dall’Unione Europea, che vuole a migliorare la risposta di difesa della vite con l’uso di prodotti biostimolanti e/o induttori di resistenza che permettono di mantenere o incrementare la biodiversità nel vigneto e nel vivaio viticolo.

Il background da cui parte il progetto

La viticoltura è un importante pilastro della produzione agricola europea ma soprattutto nazionale; attualmente la superficie vitivinicola si estende su ca. 3.440.062 ha a livello comunitario e 670.085 ha a livello italiano (terzo paese in termini di superficie ma primo come produttività di uva/ha, dati FAOSTAT 2017), con un’esportazione stimata di vino pari a 15.695.860 hl nel mondo ed un valore superiore ai 6 mld di euro (Fonti ISMEA 2019 e ISTAT 2018) grazie agli oltre 500 vini DOP/DOPG e IGP rappresentanti il 90% del valore della produzione (Fonte ISTAT 2018). Il vino è oramai consolidato come un bene di pregio ed alta qualità, la cui produzione implementa necessariamente grandi sforzi, a partire dalla scelta del luogo e la messa a dimora di piante sane. Successivamente è indispensabile una corretta gestione del vigneto per mezzo di accurate concimazioni, trattamenti fitosanitari e potature fino ad arrivare al lavoro di cantina, ove solo un lavoro di elevata professionalità permette di ottenere elevati standard di prodotto finale.

Il primo passo per ottenere un prodotto eccellente è la scelta di materiale vivaistico di qualità e quindi esente da malattie e vigoroso. Recentemente si è fatta strada l’impiego di microorganismi in grado di ostacolare o annullare l’azione di fitopatogeni sulle giovani piantine in vivaio innestate, in particolare risulta interessante l’azione di Trichoderma, un fungo dalla rapida crescita in grado di contrastare la installazione di parassiti fungini nei tessuti delle giovani piantine mentre utili sono risultati i prodotti a base di micorrize per favorire l’assorbimento di acqua e nutrienti da parte dell’apparato radicale che fortificano la pianta.

Il principio di base è quello di saturare lo spazio con specie benefiche (che stimolino le difese della pianta) ed altamente competitive (dotate di un elevato tasso di moltiplicazione ed approvvigionamento delle sostanze nutrivite) in modo da ridurne la carica patogena.

Al fine di proteggere la materia prima (grappoli d’uva) si fa uso di elevate quantità di prodotti antiparassitari per ettaro determinando, col tempo, ampi scompensi nell’ecosistema “vigneto” che si traduce sempre in esplosioni di patogeni difficilmente controllabili, oltre a determinare l’avvelenamento del suolo e dell’aria a causa dell’effetto deriva.

Oggigiorno è più forte la consapevolezza ecologica della necessità di ridurre gli input e le emissioni di C02 per abbassare l’impatto ambientale; oltre a questo l’imprenditore agricolo deve fare i conti con costi di produzione sempre maggiori e quindi vede di buon occhio tutti gli accorgimenti che permettono di annullare o ridurre il numero di trattamenti e gli ingressi in campo; i trattamenti antiparassitari infatti incidono notevolmente sui costi totali e l’attività di ingresso di una macchina (in tal caso irroratrice) in campo determina sempre un peggioramento delle condizioni della struttura del suolo ed un incremento delle emissioni.

Per quanto riguarda l’uva da tavola la situazione è ancora più dura per l’imprenditore agricolo poiché la GDO, il maggior interlocutore delle aziende produttrici, pretende standard sempre più pressanti per il prodotto che acquista, richiedendo una presenza di residui di trattamenti molto al di sotto di quelli prescritti dalla legge, in alcuni casi praticamente pari a 0. Si può vedere quindi come l’agricoltura debba essere sempre più orientata verso bassi input di produzione ed al contempo alti standard di produzione.

Salvaguardare la produzione viticola: l’innovatività del progetto

Salvaguardare la produzione viticola: l’innovatività del progetto

Life Green Grapes vuole mettere a punto protocolli basati su tecniche che utilizzino induttori di resistenza e agenti di biocontrollo che consentano di ridurre l’apporto di input chimici, preservando ed incrementando la biodiversità del suolo e migliorando la qualità delle produzioni finali. Si intende valutare l’utilizzo, per la prima volta combinato, delle tecniche e dei prodotti identificati per offrire soluzioni alternative.

COME

COME

Con un approccio di filiera: dal vivaio al filare
COSA

COSA

Su tutta la produzione: uve da tavola e uve da vino
DOVE

DOVE

Area geografica del progetto: Italia (Toscana, Puglia) / Cipro

Green Grapes nel dettaglio

Green Grapes è un progetto dell’UE che mira a trovare sistemi alternativi all’uso di agrifarmaci di sintesi. È un progetto che si svolge nell’arco di più anni, per valutare in maniera approfondita la risposta di tutta la filiera vitiviticola.
PROBLEMA AMBIENTALE
L’impatto sull’ambiente di pratiche agricole invasive, conseguenti ad una sempre maggiore resistenza agli agrifarmaci di sintesi.

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OBIETTIVI
Migliorare la risposta di difesa della vite con l’uso di prodotti biostimolanti e/o induttori di resistenza che permettono di mantenere o incrementare la biodiversità nel vigneto.

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AZIONI
Un processo complesso di preparazione, attuazione e analisi, sotto la supervisione scientifica dell’Università di Firenze e la University of Technology di Cipro.

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RISULTATI ATTESI
Dimostrare l’efficacia ed i benefici ambientali delle soluzioni proposte per mettere a punto nuove procedure agricole.

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